Il grande limite dei plantari tradizionali o statici è che, pur curando molte patologie, sono di fatto elementi passivi, sostengono e riallineano correttamente il piede ma portano a perdere tono ai muscoli ed elasticità ai legamenti. Il plantare tradizionale, bloccando il movimento dell’arco medio, comporta il blocco della funzione ammortizzante dello stesso, con conseguente riduzione del tono di tutto il complesso muscolare.
Il Plantare Dinamico, invece, sostiene e riallinea i piedi facendo lavorare e riabilitando muscoli e legamenti. Non è un elemento passivo ma dinamico, con differenti rigidità torsionali e di compressione, che variano a secondo del paziente, della patologia, del peso o dello sport che pratica. Ad ogni passo l’energia che si genera con l’impatto a terra viene dissipata con la naturale ammortizzazione del piede e l’ausilio meccanico del Plantare Dinamico. Dobbiamo pensare che il peso sostenuto dai nostri piedi diventa 1,5 volte il nostro peso in caso di camminata e più di 3 volte nella corsa. Un plantare tradizionale o statico, anche se frutto di uno studio in dinamica, non riesce a far disperdere da solo quell’enorme energia perchè non è concepito per avere una deformazione programmata sotto carico ed i materiali con cui è costruito non hanno rigidità torsionali e in compressione tali da sostenere tutto il carico a cui li andiamo a sottoporre. Questa energia si propaga per tutto il nostro apparato scheletrico, ripetutamente, causando una serie di patologie lungo tutta la catena cinetica.
Il Plantare Dinamico, a differenza del tradizionale, ha una funzione attiva ammortizzante, quindi diventa parte integrante della dinamica del piede ed è per questo che è particolarmente indicato anche con patologie lontane dall'uso di un plantare come ad edempio in pazienti con protusioni discali, che fino a ieri non venivano arruolati a questa “terapia plantare”.